Teenagers dell' ITE "Carrara" in prima linea contro il bullismo e a difesa dell'arte
Hanno solo quattordici anni, eppure il risultato, corale, è unicamente frutto delle loro idee e del lavoro di cui ognuno si è assunto la propria parte di responsabilità. Si sono improvvisati narratori, relatori, registi, scenografi e attori. Hanno scritto, impaginato, fotografato, filmato, occupandosi anche del montaggio delle immagini, per dare a tutti noi un messaggio di speranza e di bellezza.
Sono le alunne e gli alunni della Prima E dell’Istituto tecnico economico “F. Carrara” e a loro si deve la realizzazione di tre progetti di classe illustrati giovedì scorso a docenti e genitori.
Il primo consiste nella presentazione multimediale dell’arte greca colta nella sua evoluzione dal periodo arcaico a quello ellenistico. Rivolta agli allievi delle elementari e delle medie inferiori per catturarne l’interesse e sensibilizzarli, rivela il pregio di saper adattare i contenuti e i linguaggi fruiti ad una platea di discenti di età compresa fra gli otto e i dodici anni.
Il secondo è frutto della fantasia che, ispirata da tre luoghi cittadini -il sottopassaggio delle Mura in prossimità della scuola, il parco giochi di via dei Bacchettoni e piazza S. Francesco- ha dato vita e fatto da ambientazione a racconti inediti che, una volta scritti, i ragazzi hanno rilegato con cura.
Il terzo progetto è di grande impatto: un video in cui scorre la storia di una adolescente che, vittima di cyberbullismo, decide di non suicidarsi e di riconsegnarsi consapevolmente alla vita. Il racconto è asciutto, lontano da ogni facile retorica alla quale l’attualità del tema potrebbe indurre e che un adulto non saprebbe restituire con altrettanta capacità di suggestione. Il realismo che contraddistingue l’approccio alla materia narrata immerge completamente lo spettatore nel dilemma angoscioso della protagonista e ne fa avvertire la condizione oggettiva di chi vede impossibile ogni via di fuga. Nel corso della narrazione, l’uso accorto del flashback si accompagna nelle sequenze nevralgiche a quello, sempre efficace, del diario al quale la ragazza affida emozioni, sentimenti e riflessioni che rendono inevitabile un rapporto empatico con chi ascolta. Accurate la scelta della colonna sonora (Little do you know, di Alex & Sierra), la disposizione delle immagini nei titoli di coda e il messaggio finale: “Ho pensato alle vie d’uscita che avevo: potevo uscire con il mio aggressore, ma la mia volontà è più importante, potevo suicidarmi per la vergogna che provavo, ma la mia vita è più importante, oppure potevo semplicemente prendere la via più difficile: accettare la realtà e pensare al modo in cui dire tutto ciò che pensavo agli altri. Sfogarsi fa bene, sfogarsi con le parole, non con le lamette. Io l’ho fatto. Ora mi sento bene, molto meglio di prima. Alcuni mi hanno giudicata, altri accolta di nuovo. Là fuori non c’è solo gente cattiva. Fare bullismo non è figo, non ti deve far sentire potente, ti deve solo far sentire uno schifo. Presta attenzione a ciò che dici, una sola battuta detta con cattiveria può distruggere una persona. Tutti hanno sentimenti. Diciamo NO al bullismo, diciamo NO al silenzio”.
Marina Giannarini
(già pubblicato da "La Gazzetta di Lucca", "LoSchermo" e "Lucca in Diretta")