I giovani e la crisi economica: Mario Morroni, docente dell'Università di Pisa, incontra gli studenti dell' ITE "Carrara"
“Perché i provvedimenti degli ultimi anni riguardanti il mercato del lavoro non sono riusciti a ridurre la disoccupazione giovanile?” Questa la domanda alla quale il professor Mario Morroni, intervenendo, venerdì 17 febbraio, ad una conferenza organizzata da alcuni insegnanti dell’ITE “Carrara”, ha cercato di rispondere dialogando con gli alunni dell’indirizzo “Sistemi informativi aziendali” dell’Istituto.
Appassionato, coinvolgente e capace di ascolto, Mario Morroni, docente ordinario di Economia politica presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa, autore del recente saggio Nulla è come appare. Dialoghi sulle verità sommerse della crisi economica, si è confrontato per due ore con gli studenti, suscitando, insieme al loro interesse, una partecipazione vivace e ricca di spunti di riflessione.
Al centro della sua analisi la diminuzione del PIL -vera causa dell’inefficacia delle azioni di contrasto alla disoccupazione giovanile- che le politiche di austerità protrattesi nel tempo, insieme alla perdita di competitività dell’economia italiana e al calo dei consumi e degli investimenti, hanno determinato inibendo la crescita.
Quali le possibili soluzioni? Morroni ha prospettato tre scenari sui quali ha aperto il confronto con gli studenti.
Il primo è riconducibile alla continuazione delle politiche sinora intraprese: privatizzazioni, deregolamentazione dei mercati finanziari, stabilità dei prezzi quale unico obiettivo della Banca centrale, indipendenza della Banca centrale europea dagli organi politici eletti democraticamente, austerità nei bilanci pubblici dei singoli Paesi per controllare il debito -riduzione delle prestazioni sociali e delle pensioni, blocco degli stipendi del pubblico impiego-, espansione monetaria da parte della BCE -acquisto di titoli e immissione di euro-, aumento della flessibilità del mercato del lavoro -precarizzazione e moderazione salariale- e incentivi alle imprese e alle famiglie.
Il secondo è sintetizzabile nello slogan “più Europa in un’Europa diversa”. La sua realizzazione implica la riforma dei trattati -abolizione del fiscal compact, proibizione delle politiche di dumping fiscale, sanzioni ad eccessivi avanzi nella bilancia commerciale-, la riforma della Banca centrale europea e l’istituzione di un bilancio federale che consenta sia di attuare investimenti pubblici in infrastrutture che rilancino la domanda aggregata, sia di predisporre un sussidio di disoccupazione e stabilire un salario minimo europeo. Predilige, inoltre, una politica che punti sui fattori abilitanti nei Paesi più deboli al fine di aumentarne la competitività e che, dunque, sia in grado di riformare l’ordinamento giudiziario e della pubblica amministrazione, contrastare la corruzione, ridurre l’evasione fiscale, diminuire la pressione fiscale sulle imprese, migliorare la qualità del sistema scolastico, aumentare i finanziamenti alla ricerca, valorizzare il patrimonio artistico e naturale e investire sulla sicurezza idro-geologica e antisismica. Prevede, altresì, meccanismi che garantiscano maggior democraticità nei processi decisionali e maggiore indipendenza dalle lobby.
Il terzo scenario, infine, ispirato dall’idea che l’Unione Europea non sia riformabile, può tradursi nell’espressione “meno Europa e recupero della sovranità perduta a causa dell’euro”: ritorno, dunque, alla lira, nella convinzione che una svalutazione della nuova moneta consenta di acquisire maggiore competitività internazionale unitamente ad una moderata inflazione atta a ridurre l’onere del debito pubblico in termini reali, e riappropriazione, da parte della Banca d’Italia, del suo ruolo originario, perduto agli inizi degli anni ’80, di acquistare i titoli di Stato emessi e, pertanto, di finanziare politiche di bilancio espansive evitando, così, una crisi del debito con un innalzamento dello spread dei tassi di interesse sul debito pubblico.
Nel corso della trattazione e discussione del tema, non è mancato il supporto di grafici, tabelle e dati statistici che hanno consentito di contestualizzare, anche dal punto di vista storico, i contenuti espressi, dato forza alle argomentazioni addotte e posto gli studenti nelle migliori condizioni per confrontarsi e riflettere in piena autonomia di giudizio.
Marina Giannarini
(già pubblicato su "Il Tirreno", "la Gazzetta di Lucca" e "LoSchermo")