Europa, immigrazione e accoglienza: gli studenti del "Carrara" scrivono
A seguito dei recenti incontri con il Limes Club Pisa sull'attualità geopolitica internazionale, tre alunni della 4RA, cogliendo l'invito ad intervenire sulle questioni affrontate, hanno deciso di scrivere.
EUROPA E FRONTIERE
Europa e frontiere. Sono due parole che in teoria dovrebbero cozzare tra loro, ma che nella realtà degli ultimi anni si sono legate sempre di più fino a diventare quasi sinonimi. È solamente negli ultimi anni infatti che abbiamo iniziato a parlare di confini europei, di protezionismo e di innalzamento di muri. La “crisi migratoria”, come siamo arrivati a chiamare il fenomeno migratorio proveniente dall’Africa e dal Medio Oriente e diretto in Europa, ha portato (secondo le stime dell’Unhcr), nel periodo dal 2008 al settembre 2015, 875 mila migranti sulle coste europee, i quali rappresentano lo 0,17% della popolazione europea. I numeri, quindi, non risultano eccessivi; il problema è stato creato dalla mancanza di una vera e propria organizzazione comunitaria per la gestione dei flussi migratori. Questi flussi, infatti, continuano a essere trattati, dal 2008 a oggi, come un’emergenza e lo sbaglio sta proprio lì: le migrazioni verso l’Europa non sono state ondate sporadiche di migranti, ma flussi continui e per ciò la comunità europea non avrebbe dovuto fermarsi alla creazione di centri di prima accoglienza, ma avrebbe dovuto organizzare la redistribuzione dei profughi in tutti i paesi comunitari e attuare una campagna di integrazione nella società. I migranti sono una risorsa per l’Europa: una ricerca dell’Istituto universitario europeo mostra come l’Europa senza migranti subirebbe un drastico calo demografico, con conseguenze disastrose sul sistema economico e sociale. A sostegno di ciò, Leonid Bershidsky spiega come, secondo le stime della Commissione europea, nel 2015 in Europa ci sono quattro giovani ogni pensionato, ma, nel 2060, ce ne saranno solo due.E per chi sostiene che i immigrati “ci rubino il lavoro”, Jacopo Ottavi, in un suo articolo dal titolo “Se i grafici ci dicono come smontare i luoghi comuni sull’immigrazione”, scrive che dati Istat, elaborati dalla Fondazione Moressa, mostrano come i lavoratori immigrati tendono a esercitare in aree differenti da quelle dei lavoratori italiani. Ma allora perché continuiamo a considerare i migranti come una minaccia? Renato Mannheimer sostiene che la diffusa ostilità nei confronti dei migranti è conseguenza di una pluralità di fattori, quali la crisi economica con le conseguenti difficoltà occupazionali, ma, soprattutto, l’impatto emotivo che gli attentati hanno causato in europea. In questo modo si sono propagati i luoghi comuni all’interno della società con la conseguente proliferazione di partiti estremisti, i quali spingono alla chiusura delle frontiere e alla costruzione di nuovi muri. Roberta Ferrara inizia un suo articolo, intitolato “Quale futuro per la politica di Immigrazione dell’UE”, in questo modo: “l’attuale emergenza migranti ha messo in luce le debolezze e le criticità della politica ‘immigrazione comune europea.” Basti pensare che, come afferma Fabio Marcelli sul “Fatto quotidiano, le norme che impongono l’accoglienza di migranti risalgono alla Convenzione di Ginevra del 1951 e del successivo Protocollo di New York del 1967. C’è bisogno quindi di un “aggiornamento” legislativo sul tema dell’immigrazione poiché ad oggi l’Europa offre accoglienza solo a perseguitati per motivi politici e di discriminazione, non tutelando, quindi, tutti coloro che fuggono da carestie o da persecuzioni o guerre non riconosciute a livello internazionale. Il problema che attualmente l’Europa si trova ad affrontare consiste nel prendere una decisone tra la costituzione di muri alle frontiere europee, soluzione discutibilmente più semplice ma moralmente molto discutibile, è un processo di accoglienza e integrazione, oggettivamente più lungo e complesso. Ad oggi si prospettano per l’Europa due futuri entrambi probabili anche se completamente diversi: l’apertura delle frontiere o l’innalzamento di muri.
CHIARA BERTOLLI
IL DOVERE DELL'ACCOGLIENZA
Negli ultimi anni, il tema dei flussi migratori ha condizionato le nostre idee dal punto di vista politico. Non sono mancati nel corso della recente campagna elettorale per le elezioni politiche in Italia fenomeni di violenza che non si vedevano ormai da decenni e che hanno dato vigore a partiti estremisti. Difatti, hanno prevalso alle elezioni di marzo quelle forze politiche che sostenevano prioritario rimandare a casa coloro che sono emigrati illegalmente nel nostro paese su quelle che invece si sono battute per l'accoglienza.
Il problema dei migranti, tuttavia, non riguarda solo il nostro paese, ma coinvolge l'intera Europa, che sta sempre più frammentandosi a causa delle "quote" di migranti da accogliere.
La prima cosa che ci è utile sapere è come queste persone raggiungono le nostre coste. Una mappa web realizzata da testimonianze di migranti mostra che il punto di partenza preferito è la Libia (un paese con un governo instabile e con terroristi infiltrati nell'amministrazione). I migranti vengono stipati in un gommone fatiscente e vengono spediti in mare senza alcun tipo di aiuto o assistenza. Spesso, i gommoni affondano per l'eccessivo numero di persone in confronto alla sua reale portata, e i migranti annegano poichè molti di loro non hanno mai visto il mare, e certamente non sanno nuotare. Il prezzo della traversata non è affatto economico, soprattutto per queste persone che versano in condizioni di miseria assoluta.
Tuttavia, il problema non è solo italiano, ma europeo. I flussi migratori, difatti, non riguardano solamente il mar Mediterraneo.
Trovandosi a est, spesso i migranti raggiungono i paesi orientali dell'Unione, come la Serbia e l'Ungheria.
Quest'ultima soprattutto, dopo aver rifiutato le quote di collocamento proposte dall'UE, si è resa protagonista di una politica fortemente xenofoba, minacciando di ricorrere alle maniere forti per frenare il flusso dei migranti.
L'Ungheria è l'esempio più evidente del dilagare di nazionalismi che stanno sempre più diffondendosi nel nostro continente (Austria, Repubblica Ceca e Italia).
Ma, vorrei ricordare, quella dell'accoglienza, è un dovere. Gli accordi internazionali, infatti, prevedono l'accoglienza per tutte quelle persone che sono soggette a persecuzioni a causa del loro orientamento politico, la loro religione, ecc...
Un dovere a cui gli stati europei non possono sottrarsi, soprattutto se vogliono evitare che le persone perseguitate finiscano nelle mani di organizzazioni criminali.
In conclusione, si può dire che, per arginare il fenomeno dell'immigrazione, che è rimasto a lungo senza un controllo, bisogna abbandonare i nazionalismi (che il secolo scorso ci hanno portato a due sanguinose guerre mondiali) e favorire il multiculturalismo e la cooperazione tra i popoli.
E, per far questo, è necessario elaborare regole comuni che prevedano la piena collaborazione tra stati dell'EU.
ENRICO ALBANO
LA PAURA DEGLI IMMIGRATI
La principale tratta percorsa dai migranti, Tripoli – Sicilia, è lunga 260 miglia marine. In questo viaggio, la gente in fuga viene affidata non sempre a trafficanti, ma anche ad emigranti a cui sono state date istruzioni prima di partire. Il costo del viaggio generalmente oscilla da un minimo di 250 euro a un massimo di 2000 euro. Alcuni migranti, però, hanno dichiarato di essere stati obbligati ad imbarcarsi senza dover pagare la traversata poiché precedentemente sfruttati o sequestrati.
La conseguenza principale di queste incessanti ondate migratorie è, tuttavia, la richiesta, da parte di larga parte dell’opinione pubblica, della chiusura delle frontiere. Il leader della Lega, Matteo Salvini, sostiene, non diversamente da alcuni leader europei, come quello ungherese, che i migranti debbano essere fermati nei loro paesi e che le frontiere europee debbano essere rafforzate per poter respingere meglio i barconi che puntano ad attraccare sulle nostre coste.
Ciò che viene spontaneo chiedersi è per quale motivo i migranti che, per raggiungere il nostro paese sono disposti a mettere a rischio la loro vita, fuggendo spesso da situazioni di povertà e di guerra, siano così fortemente osteggiati.
Una delle risposte la troviamo nel fatto che la popolazione carceraria italiana si compone del 34% di stranieri che compiono prevalentemente atti di stupro,rapina, furto, sfruttamento della prostituzione e spaccio di droga. E ciò porta molti ad ipotizzare che, senza gli immigrati, i reati citati si contrarrebbero, facendo sì che tutti possiamo vivere più sicuri . Un'altra motivazione per cui è possibile riscontrare ostilità nei confronti degli immigrati è il recente aumento degli attentati compiuti dall'Isis. E’ opinione comune che, insieme ai profughi, sbarchino anche terroristi. Oltre a queste due motivazioni, hanno contribuito all'incremento di ostilità nei confronti degli immigrati sicuramente anche la recente crisi economica e le conseguenti difficoltà occupazionali dei nostri connazionali (è diffusa l’opinione che gli extracomunitari vengano a rubare il lavoro agli italiani) e soprattutto la convinzione che coloro che provengono da un contesto sociale islamico abbiano l'intenzione o il desiderio di imporre le loro usanze, le loro tradizioni e la loro cultura.
Possiamo quindi concludere affermando che quello dell’emigrazione è in Italia, così come in Europa, un problema molto controverso: a fronte di chi si mostra solidale con la sofferenza di chi è costretto ad immigrare e si batte per l’accoglienza, c'è chi ha paura e vuole ergere un muro di protezione contro quella che definisce una pericolosa invasione.
LUCREZIA PUCCINI