Avventura in Rwanda di tre alunne dell’Istituto Tecnico Agrario

Ci sono esperienze che cambiano la vita: che trasformano il modo di percepire la realtà, il mondo, le cose, le relazioni. Esperienze che scombinano la scala dei valori e l'ordine delle priorità della propria esistenza. 

E’ quanto hanno raccontato tre alunne dell'Istituto Tecnico Agrario Busdraghi Aurora Parisotto, Beatrice Cerù e Francesca Ambrosio -la prima della classe 5G, le altre due della 5VA- al loro rientro dal viaggio-studio nelle terre del Rwanda, uno dei più piccoli paesi dell’Africa centrale, chiamato anche paese delle Mille colline per la particolare orografia del suo territorio.

Il viaggio, finanziato dalla Regione Toscana, ha permesso alle ragazze di visitare diversi villaggi del Paese e di conoscere i progetti di cooperazione promossi dall’Associazione Amani Nyayo e dal Centro Missionario della Diocesi di Lucca, progetti che spaziano dall'educazione scolastica, all'ambito agro-pastorale, dal settore socio-sanitario a quello ambientale.

Le alunne, accompagnate dagli insegnanti Franco Grossi e Federica Alberigi e dal seminarista rwuandese della Diocesi di Lucca Dieudonne, hanno viaggiato per dieci giorni in lungo e in largo per il paese, incontrando moltissimi bambini ed adulti.

Le ragazze hanno potuto osservare la tecnica tradizionale di coltivazione del grano sui terreni collinari terrazzati, che fa ancora largo uso del lavoro manuale, o le modalità con cui, a livello domestico, viene prodotto il biogas a parMemorialtire dagli escrementi bovini, gas che viene usato poi per alimentare i fornelli delle cucine, esempio perfetto di circolarità economica, in cui non esiste la parola “rifiuto”, perché  tutto è oggetto di riuso e riciclo.

Un momento di forte coinvolgimento emotivo è stato visitare il “Kigali Genocide Memorial”, museo eretto a ricordo del terribile genocidio che insanguinò il Rwanda nel 1994, durante il quale, in soli 100 giorni di indicibile follia omicida, furono massacrate dalle 800.000 a un milione di persone, principalmente di etnia Tutsi. Il museo, oltre a rappresentare un centro di documentazione e di testimonianza sul massacro, ha finalità anche educative, in quanto intende guidare i visitatori su ciò che è possibile fare per prevenire genocidi futuri.

Nel viaggio non sono mancati neppure momenti di svago, come la visita del parco nazionale dell'Akagera.

Ciò che ha colpito la sensibilità delle ragazze è il ricordo dei bambini che hanno incontrato, dei loro occhi sempre sorridenti; bambini a cui bastava un abbraccio, uno sguardo, una caramella per sentirsi felici e considerati. E’ stata bella anche l’accoglienza che hanno ricevuto da parte delle comunità e delle famiglie, espressione di una grande capacità di condivisione della popolazione africana.

Le ragazze concludono affermando che: “Questo viaggio ci ha fatto capire che siamo ragazze veramente fortunate, perché, rispetto a loro, noi abbiamo tutto, solo che non ce ne accorgiamo”.

Alessandro Giannini