Incontro sulla biodinamica all'Istituto Tecnico Agrario


Le classi 5A e 5BA dell’Istituto Tecnico Agrario hanno avuto l’opportunità di incontrare il sig. Giuseppe Ferrua, titolare dell'azienda la “Fabbrica di San Martino” in cui produce vino e olio in modo biodinamico. Il sig. Giuseppe è stato uno dei primi ad imboccare la strada dell’agricoltura biodinamica nella provincia di Lucca. Correva l’anno 2012 quando, abbandonata la professione di ristoratore, intraprese con passione e rigore l’attività agricola, dapprima adottando i metodi biologici, passando poi a quelli biodinamici: un esempio seguito negli anni da molti altri imprenditori agricoli, tanto che la Lucchesia è divenuta uno dei distretti biodinamici più importanti d’Italia per la produzione vitivinicola. Per questo il prof. Motroni Massimo, che insegna Trasformazione dei prodotti agricoli, ha colto l’occasione di invitare il sig. Ferrua a scuola e farlo incontrare con gli studenti dell’ultimo anno dell’Istituto Tecnico Agrario affinché potesse illustrare loro i principi che stanno a fondamento di questa pratica.

Ma che cos’è la biodinamica?

La biodinamica è una modalità di produzione agricola che considera l'azienda agraria come una sorta di organismo immerso all’interno di forze cosmiche che ne condizionano ed influenzano la vita. Mentre l’agricoltura biologica si pone nel solco di quella convenzionale, tranne per il fatto che non ne utilizza i prodotti di sintesi, la biodinamica ha un approccio assai diverso, in quanto è nata grazie ad una serie di conferenze sui rapporti che intercorrono fra le piante e le forze dell’universo, conferenze tenute negli anni Venti del secolo scorso dal filosofo Rudolf Steiner, paladino dell’antroposofia.

Ma si può fare biodinamica anche senza dover accettare o condividere tutte le implicazioni antroposofiche ed esoteriche. Si può avere, e questo sembra proprio il caso del sig. Ferrua, un approccio più pragmatico. La biodinamica funziona, afferma il sig. Ferrua. Non si sa con certezza come ciò accada, ma il terreno, anche il più compatto e difficile da coltivare, una volta sottoposto ad interventi di natura biodinamica migliora velocemente, diviene più scuro, più fertile e trattiene più acqua.

Nella biodinamica è importante tener presente il ciclo delle stagioni. In inverno, ad esempio, il terreno dovrebbe essere lasciato a riposo, non lavorato o calpestato, poiché  al suo interno avvengono una serie di importanti processi biologici che verrebbero ostacolati da una sua compressione dovuta al passaggio delle macchine.

Nella biodinamica si dà molta importanza al terreno e alla sostanza organica in esso contenuta. Si cura, infatti, il terreno per arrivare alla pianta. Per arricchire il suolo di humus e per migliorarlo si produce il compost con i residui colturali dell’orto oppure, in loro assenza, si esegue il sovescio usando miscugli di graminacee e di leguminose. A un miglioramento del suolo seguono prodotti migliori sia dal punto di vista organolettico che nutrizionale, ma anche più gustosi, dato che inglobano gli aromi e i sapori tipici del territorio in cui sono ottenuti. In biodinamica, infatti, si vuole che i prodotti "raccontino" il territorio in cui sono cresciuti.

Il cornoletame e il cornosilice

Il sig. Ferrua si è soffermato, inoltre, sulla preparazione e sulla funzione di alcuni preparati specifici utilizzati nella biodinamica. E’ il caso del  “Preparato 500” chiamato anche “Cornoletame”, ottenuto, come suggerisce il nome, facendo macerare nel terreno, durante l’inverno, all’interno di un corno di mucca, un po’ di letame. Si ottiene in primavera un terriccio friabile scuro, dal profumo di bosco, che funziona da starter dell’attività microbica del suolo. Il cornoletame viene distribuito sul suolo in piccole quantità all’inizio della primavera, oppure in autunno, nelle ore pomeridiane.

Altro prodotto tipico della biodinamica è il “Preparato 501”, detto anche “Cornosilice”, ottenuto riempiendo un corno di mucca con silice finemente macinata. Una volta preparato, il prodotto viene sciolto con acqua di sorgente “dinamizzata” per un’ora. La dinamizzazione, pratica adottata anche nella omeopatia, consiste nell'imprimere alla soluzione una serie di scuotimenti, in un verso e poi nell'altro, che attivano la miscela. Il prodotto viene distribuito all’alba sulle foglie delle piante. Favorisce la ricezione della luce e aumenta l’attività fotosintetica delle foglie.

Il sig. Ferrua ha poi descritto la sua azienda e le modalità con cui produce il vino che vende soprattutto negli Stati Uniti.

Sono state due ore intense a cui gli studenti hanno partecipato con attenzione ed interesse, sollecitando l’interlocutore con molte domande e richieste di chiarimenti.

Lucca 8 febbraio 2019

Giannini Alessandro